BAR SPORT by STEFANO BENNI

BAR SPORT by STEFANO BENNI

autore:STEFANO BENNI [BENNI, STEFANO]
Format: epub
ISBN: 9788807814341
pubblicato: 1997-04-14T22:00:00+00:00


schizzavano qua e là come saponette. Lei con una mano sul seno, che il

respiro emozionato alzava e abbassava ritmicamente, tanto che il suo

viso non era visibile che in fase calante. Nizzi disse: «Voglio il

resto». La Clara respirò e il seno la coprì alla vista. I clienti del

bar si alzarono in piedi: tra pochi istanti, ne erano sicuri, sarebbe

successo qualcosa. La Clara aprì la bocca e proprio in quel momento la

porta si spalancò e si sentì una voce maschia gridare: «Paste!». E

apparì Sergio, il nuovo fornaio.

Era naturalmente a petto nudo, e i peli fluttuavano in tutte le

direzioni come alghe nel mare; il bel viso intelligente, con un unico

sopracciglio che filava da un orecchio all'altro, splendeva di

giovinezza. Arrivò fino alla cassa e posò per terra una gerla di tre

quintali di pane: nel far ciò il muscolo del suo braccio destro si

impennò come un delfino e andò a posarsi sulla cassa, proprio sotto

gli occhi della Clara, che non poté che commentare «Occmel!».

«Vi ho portato lo sfilatino toscano, quello vero, bella bruna» egli

cominciò a stornellare con una mano sul cuore, mentre Nizzi

impallidiva. Poi si avvicinò a Clara e fece una verticale sulla

macchina espresso. La Clara diventò rossa e per l'emozione si dette la

cipria con un krapfen. Nizzi crollò a sedere. Il fornaio uscì,

accompagnato dallo sguardo adorante della Clara. Nizzi si avvicinò al

banco e chiese un doppio cognac. La Clara lo guardò freddamente e

fece: «Mi dispiace, ma non ho diecimila lire da cambiare. Senta dal

salumiere».

Il sogno d'amore di Nizzi si era spezzato. Il poveretto tentò il

suicidio andando in trasferta a Roma e gridando «abbasso la Lazio» per

novanta minuti. Guarì in sessanta giorni. La Clara e il fornaio si

sposarono e Nizzi, sportivamente, regalò una pentola a pressione.

Pasquale il barbiere.

Pasquale è molto più di un barbiere. E' un amico, un fratello, un

maestro. La sua voce soave tratta con competenza i più svariati

argomenti, mentre le mani agili danzano sul tuo coppino con un paso

doble di forbici o una rumba di macchinetta. Tutti sprofondano nella

sua poltrona come nell'utero materno, facendosi cullare dai suoi

massaggi, dalle musiche celestiali della sua radio, dai profumi di

paradiso che avvolgono l'aria. Anche Girotti, il macellaio, che ha

sempre la faccia di quando sta per tranciare un osso duro col

coltellaccio, sulla sedia di Pasquale si sbraga come un eunuco, si fa

mettere i fiocchetti di cotone nel collo, si fa spalmare di creme

orientali e vuole l'antiforfora all'uovo. Pasquale gli gira attorno

con grazia, gli mette uno sotto l'altro in mano dei calendarietti

intrisi di sapone odoroso con donnine mascherate e seminude, e Girotti

si agita sulla sedia e dice «Che roba» e mette tutto in tasca.

Pasquale gli parla della produzione argentina di manzi, gli fornisce

gli ultimi dati statistici, e finiscono quasi sempre per decantare

insieme le virtù del roastbeef, di cui esistono molti tipi. Girotti

entra come una bestia, barba lunga, capelli da carcerato, e esce con

una scodellina di capelli neri lucidi, basette ricamate, e due guance

come due chiappe. «Sembro proprio un film americano» dice Girotti.

Anche l'avvocato Braga mette il collo di avvoltoio nelle mani di

Pasquale, e di nessun altro. Ha solo sei capelli: quattro corti e due

lunghi.



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